L’esperimento “Still Face” mette in luce come i genitori non offrano ai bambini solo disponibilità e sicurezza e come questi ultimi siano in grado di modulare la propria reazione sia nella direzione di cercare dei modi per ristabilire il contatto, sia nella direzione di una sorta di autorganizzazione attraverso il ritiro parziale o totale.
L’ambiente in cui viviamo è inevitabilmente carente (magari per difficoltà famigliari, sociali, economiche o culturali, ecc.) e il bambino, anche se vulnerabile, non è completamente indifeso e riesce ad adattarsi e a mandare messaggi in attesa che l’altro si ravveda egli restituisca il favore.
Quanto più l’ambiente è inadeguato tanto più il bambino riuscirà ad adattarsi e questo lo porterà a ricordare non tanto l’esperienza traumatica in quanto tale, piuttosto a rinforzare la strategia che aveva messo in atto per adattarsi ad una particolare situazione di disagio. Questa risposta non solo farà sentire il bambino capace, ma avrà un effetto positivo sull’ambiente stesso che si sentirà esonerato dal mettersi in discussione e correre ai ripari.
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